Berna, Burgerbibliothek Cod 365
Descrizione materiale
Segnatura: Cod 365.
Origine: Metz.
Data: secolo XIII (Hagen 1875, p. 350) o prima metà del secolo XIV (Oswald 1970, p. 108).
Supporto: pergamena.
Numero di carte: II + 160 (secondo la numerazione antica; 162 secondo quella moderna).
Formato: 250 x 185 mm.
Fascicolazione:
Foratura:
Rilegatura:
Mise en page: testo a tutta pagina, 31 linee per pagina.
Scrittura: littera textualis
Mani:
Foliazione: numerazione antica in numeri romani che inizia alla carta 3, e numerazione moderna in numeri arabi (quest’ultima computa anche le prime carta).
Decorazione: iniziali miniate, cornici della pagina miniate e decorate, capilettera ornati colorati in blu e rosso, rubriche in rosso. Il tutto di buona se non ottima fattura.
Legatura:
Altre informazioni: si avverte che questa descrizione è in parte debitrice di quella di Hagen 1875, p. 350, e soprattutto di quella minuziosa di Oswald 1970, pp. 107 – 113. Le prime due carte (originariamente non numerate) contengono l’indice del manoscritto. La c. 97 (lxxxxv) manca secondo Hagen 1875, p. 350. In Oswald 1970, pp. 108 – 109, si può leggere: «Un examen attentif y décèle […] à divers endroits des traces de foliotations anciennes qui ne correspondent pas à l’état actuel du manuscrit, et qui supposent même au départ plusieurs manuscrits indépendants [in calce a p. 108, n. 3: “Les fos LXXXIII (85 dans la foliotation moderne, la table n’étant pas incluse dans l’autre) à LXXXV/87 portent en bas de pages les indications X, XI, XII, et les fos CXLVI/147 à CXLIX/150 portent de même XI, XII, XIII, XIIII”]. Les signatures de cahiers qui apparaissent çà et là semblent confirmer ce manque originel d’unité du recueil. Mais ses divers éléments ont été rassemblés à une époque ancienne: une table initiale, qui ne saurait être postérieure au xve siècle (et qui remonte peut-être même aux dernières années du xive), et une foliotation continue, contemporaine de ladite table à laquelle elle sert de référence, en témoignent indubitablement. Signalons qu’il y a au moins une lacune, après le f° 74, lacune ancienne puisque la foliotation du xve siècle ne la laisse pas déceler; un examen détaillé du ms. permettrait peut-être d’en découvrir d’autres». In basso, alla c. 3 (i), scritto in rosso, si legge «Kburktrank». La stessa parola si ritrova nel ms. parigino BNF français 17115, alla c. i, e secondo Oswald 1970, p. 108, n. 2, l’iscrizione è, in quel manoscritto, troppo tarda per essere la firma di un copista, ma potrebbe essere quella di un decoratore o di un possessore. Alla luce di ciò che esamineremo, si potrebbe sospettare però che il misterioso «Kburktrank» sia proprio un marchio di fabbrica di un atelier di Metz specializzato nella selezione, nella copia e nell’assemblaggio di raccolte di precetti morali e religiosi (cfr. anche, qui in RIALFrI, la scheda dedicata al ms. BNF français 17115). Del resto, le numerose opere in comune, o parzialmente in comune, tra i mss. di Parigi e di Berna, e la constatazione che i paragrafi dell’opera di Filippo da Novara Des .iiij. tenz d’aage d’ome presentei nel codice bernese non sono altro che un estratto descriptus del codice parigino, fanno sospettare che quest’ultimo sia stato modello del primo anche per altri testi (cfr., in questa scheda, il paragrafo dedicato ai contenuti, in particolare il punto 9.). Scrive Oswald 1970, p. 109: «Le contenu du ms. [di Berna] se laisse mal analyser. A l’exception de quelques textes importants bien connus, les autres ou bien sont de très courts fragments philosophiques ou moraux, ou bien consistent en compilations d’“autorités”, auteurs sacrés ou philosophes profanes sur des thèmes de même ordre. Ce qui semble bien être des interventions personnelles du compilateur lie souvent ces textes entre eux, rendant délicate la tâche de discerner ce qui revient à chacun, que seule une suivie et attentive permettrait d’établir à coup sûr».
Antiche segnature:
Possessori: convento dei celestini di Metz; Jacques Bongars (1554-1612).
Notizie storiche: in epoca medievale il codice appartenne alla biblioteca dei celestini di Metz, come testimonia questa nota di possesso a c. iii (5): «Cest liure apertient aux freres celestiens du couuent de Mets». I celestini, ordine fondato da Pietro da Morrone, si erano insediati a Metz nel 1370, quando il ricco patrizio Bertand II le Hungre iniziò a fare ricche donazioni a due monaci francesi per la favorire la fondazione di un convento: tra queste, anche i libri di una piccola biblioteca a carattere religioso ed edificante (cfr. Bouteiller pp. 59-65; Chazan 2013, p. 2). Per la non trascurabile importanza della biblioteca dei celestini prima della soppressione del convento stesso nel 1774, cfr. Catalogue 1879, pp. LXXXVI – XCI e passim, e Brayer 1961. Si noti però che la biblioteca dei Celestini possedeva, poco prima della sua soppressione, un numero di codici stimati solo a circa settanta in Catalogue 1879, p. CXXII, e quasi tutti risalenti al secolo XV; oppure, forse ottimisticamente, a quasi duecento nel Catalogue raisonné des manuscrits déposez dans les bibliothèques de la Congrégation des Célestins de France; suivi d’un supplément à l’histoire des écrivains de cet ordre, … par le P. Daire, prieur des Célestins de Metz…, catalogo manoscritto del 1701, custodito a Parigi alla BNF sotto la segnatura français 15290 (cfr. Brayer 1961, p. 43). Si ritiene di solito che essa avesse fin dalle origini una scarsa disponibilità di codici (in qualunque lingua) più antichi del secolo XV. Questo anche se poco si può dire sull’epoca di produzione della maggioranza dei manoscritti in volgare che sappiamo essere stati posseduti dai celestini, in quanto oggi sono per la più gran parte perduti o non identificati (cfr. Brayer 1961, pp. 44-51). In realtà, in base ad una semplice scorsa del solo catalogo di Hagen 1875, dedicato ai codici della Burgerbibliothek di Berna, si vede che da Metz provengono molti manoscritti latini vetusti (cfr. i nni 96, 110, 120, 188, 229, 240, 260, 377, 386, 439, 688): ve ne sono addirittura tre, i nni 96, 110, 120, che si stima appartengano ai secoli X – XI (altri invece ai secoli XII e XIII). Tutti questi manoscritti erano già a Berna, insieme con il nostro Cod 365, negli anni Trenta del secolo XVII, ed ecco perché: il gruppo dei codici dei celestini di Metz finì con l’appartenere, come molti altri oggi bernesi (650 manoscritti medievali, più circa 150 frammenti), al famoso diplomatico e umanista francese riformato Jacques Bongars (1554 – 1612). C’è da ritenere che Bongars abbia potuto approfittare delle difficoltà del convento dei celestini durante il periodo della Riforma. Furono, per ironia della sorte, i difensori del cattolicesimo quelli che più danneggiarono questa istituzione cattolica: infatti, tredici case furono loro confiscate per costruire il sistema di trincee voluto dai Guisa e, poco dopo, per costruire la cittadella. A seguito delle loro proteste, re Carlo IX, nel 1569, conferì loro diversi privilegi che rimasero però lettera morta. Ancora nel 1588 i celestini protestarono con le autorità ecclesiastiche che li avevano assoggettati ad una contribuzione generale. Solo nel 1609, sotto il regno di Enrico IV, parrebbe che la loro situazione cominciasse a migliorare (cfr. Bouteiller 1862, pp. 75-76). Ma alla vigilia e nei primi anni del secolo XVII i celestini di Metz, avevano, a quanto pare, serie difficoltà finanziarie. Bongars era un uomo potente, incaricato dal re di Francia Enrico IV di contrastare la politica degli Asburgo alla frontiera orientale della Francia: è possibile quindi che abbia profittato della sua posizione per obbligare in qualche modo i celestini di Metz, già in ristrettezze, a cedergli o a vendergli parte dei loro tesori librari (a Metz Bongars entrò in possesso anche di alcuni codici dell’abbazia di Saint-Arnould (nni 265 e 292, molto antichi). Bongars poté dunque acquisire a Metz, a dispetto del fatto di essere un protestante, un buon numero di codici dei celestini, anche preziosi e antichi. Del resto, lo stesso era riuscito a fare anche in molti monasteri di Orléans e Strasburgo. Alla morte di Bongars, la sua biblioteca fu ereditata da Jakob Graviseth, di Strasburgo, il quale sposò, Salome von Erlach, figlia del sindaco di Berna. La biblioteca fu quindi trasferita nella città svizzera, dove nel 1632 entrò a far parte, per donazione, della Burgerbibliothek. Nel 1634 ne fu compilato un primo sommario catalogo.
Contenuto
- cc 1 – 2: indice del manoscritto.
- 3 (i) – 69v (lxvii): consolatione di Bozio, in francese. Incipit): «Quar ceulz qui sont en grant tristeces…».
- 69v (lxvii) – 73v (lxxi): Sénèque, Li livre de Seneque contre mesaventure. (Incipit): «Combien que tu soies enlumineiz des deitiers de tous les poetes. je tennoie…».
- 73v (lxxi) – 81 (lxxviiii): «Ce sont auctorités de sains», raccolta di citazioni.
- 81 (lxxviiii) – 88 (lxxxvi:) «Ce sunt lez diz d’aucuns phylosophes et d’aucuns grant maistres por ensignier a vivre selonc Deu ». (Questo testo contiene parte degli Enseignement Seneque: «Le texte qui se trouve aux fos 84 d-88 b du fr. 17115 [il ms. P dell’opera di Filippo da Novara] est peut-être en partie à rapprocher de ces Diz», Oswald 1970, p. 110, n. 1).
- 88 (lxxxvi) – 96 (lxxxxiv): «Contre ceus qui prandent volentiers dons…», raccolta di citazioni relative a vari argomenti di morale («Un texte ayant le même incipit aux fos 196 b-c du fr. 17115 [il ms. P dell’opera di Filippo da Novara]», Oswald 1970, p. 110, n. 2).
- 96 (lxxxxiv) – 97v (xcv): «Cest comment aristote ensigne allexandre» («Semble à première vue sans rapport avec le texte des fos 88c-89b du fr. 17115 [il ms. P dell’opera di Filippo da Novara]», Oswald 1970, p. 110, n. 3).
- 98 (xcvi) – 109v (cvii). «De la mort Seneques», gli Enseignement Seneque: Dice Oswald 1970, p. 111: «Le texte des Enseignement Seneque que l’on trouve aux folios 98 r°-io8 v° ‘ (109 v°, si l’on tient compte des rubriques d’Alart de Cambrai qui, ici encore, font suite au texte) est très proche de celui que fournit le ms. Z (= B. N. fr. 17115) [il ms. P dell’opera di Filippo da Novara], tout au moins du texte tel qu’il était avant l’intervention d’un correcteur, et que nous avons utilisé pour notre édition; les mêmes fautes, les mêmes inconséquences, parfois les mêmes graphies se retrouvent dans les deux mss, et les passages corrompus y sont toujours les mêmes aussi, de sorte que notre nouveau manuscrit ne peut guère être utilisé pour amender le texte de Z. Il ne semble pas cependant que l’un ait été copié sur l’autre, mais plutôt qu’ils dérivent directement d’un ancêtre commun [in calce, n. 2: “Si cependant un examen plus poussé devait révéler une filiation directe, ce que nous ne pensons pas, ce serait Z qui serait indubitablement le modèle”.]. La langue du ms. de Berne est plus nettement lorraine, moins marquée de picardismes, mais somme toute peu différente de celle de Z».
- 109v (cvii) – 113 (cxi): «Coment li signour et li governour … se doient maintenir en la guerre». («Le texte qui figure aux fos 54 d-57 b du fr. 17115 [il ms. P dell’opera di Filippo da Novara] se termine de la même façon que celui-ci», Oswald 1970, p. 110, n. 4).
- 113 (cxi) – 114 (cxii): un estratto adespoto dei tenz d’aage d’ome di Filippo da Novara, contenete il testo dei parr 5.19 – 22 (secondo la numerazione di Melani 2015; 227 – 230 secondo quella di Fréville), ovvero gli stessi copiati nel ms. H 164 della Bibliothèque interuniversitaire, Bibliothèque Universitaire Historique de Médecine di Montpellier, cc. 19v – 20v. Questo nostro estratto bernese è tuttavia descriptus del testo presente in Parigi BNF français 17115, altro manufatto proveniente da Metz. Secondo Oswald 1970, p. 110, n. 5: «Texte donné également par le fr. 17115, à la suite des Quatre âges de l’homme de Philippe de Novare». (Rubrica): «Coment on doit maintenir les enfans»; (incipit): «La somme de bonne enfance ci est…».
- 114v (cxii) – 117 (cxv): sulla vita attiva e sulla vita contemplativa («Peut-être le même texte aux fos 54 d-57 b du fr. 17115 [il ms. P dell’opera di Filippo da Novara]», Oswald 1970, p 110, n. 6).
- 117 (cxv): I dieci gradi di meditazione contemplativa.
- 117v (cxv) – 121 (cxviiii): «Ensignement pour vivre selonc l’arme», un’altra raccolta di varie citazioni.
- 121(cxviiii): «Lez .iij. choses dont li anemin temptait Nostre Signour».
- 121 (cxviiii): «Les .x. signes en quoi on cognoist se li personne aime Deu».
- 122 (cxx) – 123v (cxxi): «Ensignement pour penser a la mort», raccolta di citazioni («Le même texte, selon toute vraisemblance, se trouve aux f°s 126 c- 127 c du fr. 17115 [il ms. P dell’opera di Filippo da Novara]. Notons qu’on relève parmi ces citations: De ceu sommes nos tuit dessus que nos ne pansons a la mort, car grant partie en est jai passeie : li mort tient ceu qui est passeis de notre eaige, autre traduction d’une partie de notre n° 345», Oswald 1970, p. 110, n. 7).
- 123v (cxxi) – 127 (cxxv): «Dou pechiet de luxure».
- 127 (cxxv): «De lecion, de meditation et d’orixon».
- 127v (cxxv) – 130v (cxxviii): «De l’eschieles por monter en paradis».
- 130 (cxxviii) – 137 (cxxxv): «De la vertu de prudence», raccolta di citazioni.
- 137 (cxxxv): «Comment li maistres et li phylosophe parollent de richesce», raccolta di citazioni.
- 139v (cxxxvii) – 140v (cxxxviii): «De mariage», raccolta di citazioni.
- 140v (cxxxviii) – 141 (cxxxviiii): «Encor ensignement por warder de pechiet», raccolta di citazioni.
- 141(cxxxviiii) – 142v (cxxxx): «Des commendemens de Deu et de Sainte Esglise», raccolta di citazioni.
- 142v (cxxxx) – 143 (cxxxxi): «Comment li non de Nostre Signour Jhesu porte grant bien».
- 143 (cxxxxi) – 157v (clv): «Plusours auctoriteit des ewangile et ensignement de plusours sains…», raccolta di citazioni.
- 157v (clv) – 158v (cli): «Li persone se doit renoveler esperituelment».
- 158v (cli): «Un ensignement de s. Augustin».
- 158v – 162 v. «Coment li prophetes parolle de la dolour et de la misere ou hons humains est», raccolta di citazioni.
Quatre âges de l’homme
Bibliografia
Edizioni dei Des .iiij. tenz d’aage d’ome di Filippo da Novara
Fréville, Marcel de
1888 Les quatre âges de l’homme, traité moral de Philippe de Navarre [sic] publié pour la première fois d’après les manuscrits de Paris, de Londres et de Metz par Marcel de, Paris, Firmin Didot pour la Société des anciens textes français, 1888.
Melani, Silvio
2015 Filippo da Novara, Des .iiij. tenz d’aage d’ome, un’edizione critica, tesi di Dottorato in Scienze Linguistiche e Letterarie, XXVII ciclo, Università di Udine, a.a 2013-2014 (2015).
Testi e studi
Bouteiller, Ernest de
1862 Notice sur le couvent des Célestins de Metz. (Extrait des Mémoires de l’Académie impériale de Metz), Metz, F. Blanc imprimeur de l’Académie Impériale, 1862.
Brayer, Édith
1960 Recherches sur quelques manuscrits en ancien français provenant du couvent des Célestins de Metz, in «Bulletin d’information de l’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes», 9 (1961). pp. 39-51
Catalogue
1879 Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques des départements, t. V, M;etz – Verdun – Charleville, Paris, Imprimerie Nationale, MDCCCLXXIX.
Chazan, Mireille
2013 Le couvent des Célestins de Metz: jalons pour l’analyse d’un succès, in Les gens d’Église et la ville au Moyen Âge dans les «pays d’entre-deux», testo in rete all’indirizzo http://crulh.univ-lorraine.fr/content/publications-en-ligne, pp. 1-33.
Hagen, Hermann
1875 Catalogus codicum bernensium (Bibliotheca Bongarsiana), Bernae, B. F. Haller, MDCCCLXXV.
Oswald, Marguerite
1970 Les enseignement Sénèque. Note additionnelle, in «Romania», 91, 361 (1970), pp. 106-113.
Crediti
Scheda a cura di Silvio Melani.
Ultimo aggiornamento: 16 febbraio 2019.