RIALFrI - Repertorio Informatizzato Antica Letteratura Franco-Italiana# ISSN 2282-6920

Repertorio Informatizzato Antica Letteratura Franco-Italiana

Repertorio Informatizzato Antica Letteratura Franco-Italiana

Cronaca della Morea

Titles
Chronique de Morée, Livre de la conqueste de Costantinople et de l’empire de Romanie et dou paÿs de la princee de la Moree. Altre versioni: Τὸ Χρονικὸν τοῦ Μορέως, Libro de los fechos et conquistas del principado de la Morea, Crónica de Morea, Istoria della Morea, Cronaca della Morea.
Dating
Datazione versione originale: primi decenni del XIV secolo. Datazione versione francese conservata nel manoscritto unico: tra il 1341 e il 1346.
Incipit
C’est le livre de la Conqueste de Costantinople et de l’empire de Romanie et dou paÿs de la princee de la Moree, qui fu trovee en un livre qui fu jadis del noble baron messire Bartholomee Guys, le grant connestable, lequel livre il avoit en son chastel d’Estives.
Explicit
Tant com j’ay trové, tant j’ay escript de ceste conqueste de la Moree (explicit scribale).
Form of the text
Prosa.
Language
Francese. Altre versioni in neogreco, aragonese, italiano.
Topic
La quarta crociata, la conquista del Peloponneso e la fondazione del principato della Morea; la Morea e i suoi rapporti con gli stati vicini nel Duecento: il ducato di Atene, l’impero di Nicea e poi d’Oriente, il despotato d’Epiro, il regno di Tessalonica, Negroponte e il ducato di Nasso, fino al 1304.
Type of text
Cronaca elaborata nei primi decenni del Trecento nei territori d’oltremare occupati dai francesi dopo la quarta crociata. Principale fonte storica per il primo secolo di vita del principato di Acaia (1205-1432), correntemente chiamato, all’epoca, Morea.

Titolo

Il titolo moderno Cronaca della Morea (corrente in diverse lingue: Chronique de Morée, Chronicle of Morea, Crónica de Morea, Τὸ Χρονικὸν τοῦ Μορέως) si riferisce ad un insieme di testi in lingue diverse che arrivano a differire notevolmente l’uno dall’altro quanto ad estensione cronologica, forma (versi/prosa) e fonti. Stando alle indicazioni provenienti dai manoscritti, la versione francese è intitolata Livre de la conqueste de Costantinople et de l’empire de Romanie et dou paÿs de la princee de la Moree (incipit del manoscritto unico, 1400 ca.; la cronaca è chiamata Libro dela conquista anche nelle Assises de Romanie, ed. Parmeggiani 1998, p. 111). L’explicit del manoscritto aragonese (1393) si riferisce al testo come al Libro de los fechos e conquistas del principado de la Morea, mentre il manoscritto italiano (XVIII sec.) riporta il titolo di Istoria della Morea.

Manoscritti

francese B Bruxelles, Bibliothèque Royale, 15702

 

1400 ca. prosa
greco H Kobenhavn, Kongelige Bibliotek, Fabricius 57-4° 1370-90 versi (πολιτικὸς

στίχος)

greco T Torino, Biblioteca Nazionale, B. II. 1

 

s. XVI versi
greco P Paris, BNF, gr. 2898

 

s. XVI versi
greco P3 Paris, BNF, gr. 2753

 

s. XVII versi
greco P2 Bern, Burgerbibliothek, gr. 5009

 

s. XVI versi
aragonese M Madrid, Biblioteca Nacional, 10131

 

1393 Prosa
italiano V Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana,

Ital. VII 712 (8754)

s. XVIII prosa

La Cronaca della Morea ci è pervenuta in quattro lingue diverse. La versione greca, in versi politici (decapentasillabici), è pluritestimoniata e conta cinque degli otto manoscritti conservati. Di questo versante della tradizione H è considerato il testimone migliore, mentre P è latore di un testo che se ne distanzia in diverse lezioni come anche per la lingua, che appare più regolarizzata e presenta tratti meno arcaici. Due dei restanti manoscritti greci sono descripti di P (P2 e P3), mentre T appartiene allo stesso ramo di H. Le versioni nelle lingue romanze sono invece monotestimoniate. Di queste, la versione aragonese è una compilazione che tenne conto sia della versione francese che di quella greca, così come di altre fonti reperite in Morea (Cfr. Luttrell 2011; Shawcross 2009; Pomer Monferrer 2016). La versione italiana sembra invece essere una traduzione cinquecentesca dal greco (Hopf 1873, p. xlii; Lurier 1964, p. 36; Shawcross 2009, p. 36-37). Quanto alla versione francese, ci è pervenuta in un manoscritto che appartenne alla biblioteca dei duchi di Borgogna.

Le versioni greca e francese conservate nei manoscritti H e B sono databili rispettivamente agli anni ’80 e agli anni ’40 del Trecento, ma sono entrambe evidentemente abbreviate rispetto all’originale. Per i rapporti di anteriorità tra la versione greca e quella francese si veda la sezione status quaestionis.

Status quaestionis

Diversi studi hanno tentato di determinare i rapporti tra le versioni esistenti e di individuare un antecedente comune all’intera tradizione. Le ipotesi sulla fisionomia, la data e la lingua di questo Urtext sono molteplici e la questione può dirsi ancora aperta, nonostante sia stato scritto di recente: «French, Italian, Greek and even Provençal have all been proposed as the language of the original Chronicle, but the consensus must now be for a Greek original» (Page, «Literature in Frankish Greece», in Tsougarakis & Lock 2014, p. 308). Tale affermazione fa riferimento alle ipotesi conclusive formulate da Shawcross nella monografia The Chronicle of Morea: Historiography in Crusader Greece (2009), i cui risultati hanno però suscitato diverse perplessità (cfr. Jacoby 2011; Blanchet & Saint-Guillain 2013).

Essendo chiaro che le versioni aragonese e italiana sono rielaborazioni o traduzioni più tarde, la discussione riguarda il rapporto di priorità genealogica tra la versione francese e quella greca. C’è chi identifica il prototipo della cronaca con il manoscritto greco H o con un modello a lui affine (Jeffreys 1975; Makris 2006) e chi pensa invece ad un antecedente perduto dalle caratteristiche testuali più sfumate, la cui lingua è ulteriore oggetto di discussione. Tra questi ultimi ipotizzano un prototipo in francese Jacoby (1968), Lurier (1964), Spadaro (1959, 1960 e 1961), Topping (1965) e Rodrigues (1996) (per rendere ragione dei numerosi italianismi, Topping immagina però un testo francese redatto da un italiano). Pensano invece ad un testo in greco De Loray (1881), Schmitt (1904) e la già citata Shawcross (2009). Non mancano altre ipotesi circa la lingua del prototipo: Longnon (1911) e Bon (1969) additano come più probabile un testo in veneziano, mentre Kalonaros formula l’ipotesi di un archetipo in provenzale (voce «Μορέας», Neoteron enkyklopaidikon lexikon, ed. I. D. Passas, 1948-1957, vol. 13). Le ipotesi appena citate sono state sostenute sulla base di analisi lessicali (Spadaro, Lurier, Rodrigues, Longnon), di presunti errori di traduzione rinvenuti nel testo (Spadaro, Makris, Lurier, Rodrigues) o di altri errori significativi che sarebbero spiegabili nel passaggio da una versione all’altra (Jeffreys, Makris).

In questo quadro, alcuni dati codicologici hanno permesso di precisare meglio la provenienza del manoscritto B e il posto che spetta alla versione francese all’interno della tradizione. La presenza nel manoscritto di un sistema di numerazione dei fascicoli in greco suggerisce infatti un probabile allestimento del codice in Morea (Lemaire in Bousmanne, van Hemelryck & van Hoorebeeck, 2009, p. 225-30). Tra le annotazioni dei lettori si riscontra inoltre la forma elafi, trascrizione del gr. ελάφι, “cervo” (f. 181v). Sembrerebbe dunque che il codice sia stato esemplato in Grecia e che vi fosse rimasto almeno per qualche tempo. Ciò mette in crisi molte delle ricostruzioni correnti sulla storia del manoscritto: secondo Shawcross (2009, p. 264-65) B sarebbe la copia, realizzata nella Francia nordorientale, di un modello probabilmente già esemplato in quell’area; il testo francese di cui è latore, poi, sarebbe un riadattamento, a partire da un modello greco, realizzato in ambito angioino-napoletano all’epoca di Roberto I (1309-1343). -VIII,B, relativo ai punti XVII- potrebbero essere il frutto di aggiunte successive. Anche l’ipotesi di un allestimento di B nel Veneto, recentemente proposta da van Arsdall & Moody (2015, p. 3, nota n. 12), sembra prescindere dai dati codicologici – noti almeno da un decennio – che collocano il manoscritto sulla sponda greca dello Ionio. L’ipotesi oggi più attendibile circa l’origine del codice B è stata formulata da Lemaire (op. cit), il quale collega il manoscritto agli Hainaut, famiglia ben radicata nella Morea due-trecentesca a partire dal matrimonio di Florent de Hainaut con la principessa Isabelle de Villehardouin (1289). Tramite questa famiglia il manoscritto sarebbe passato nella Francia nordorientale e sarebbe entrato nella collezione dei duchi di Borgogna in seguito all’inglobamento dell’Hainaut nei possedimenti borgognoni (1433).

C’è infine da considerare il quadro storico-letterario nel quale andrebbe collocata la versione originale del testo. A questo proposito già Blanchet & Saint-Guillain (2013) osservano come l’idea di una cronaca originale ascrivibile al genere epico-storiografico che inaugura la produzione in neogreco (e che sorge proprio in quei regni latini costituitisi nei territori dell’ex impero bizantino) si scontra con il fatto che i prodotti letterari analoghi, la Cronaca cipriota di Leontios Machairás e l’anonima Cronaca di Tocco, sono più tardi e datano tutti al XV secolo. Di contro, all’epoca in cui si fa risalire la stesura della Cronaca della Morea originale, la storiografia in prosa francese è naturalmente ben attestata e conosce una nuova spinta produttiva proprio in corrispondenza della quarta crociata.

Se la cronaca greca non è una elaborazione originale, essa si inserisce agilmente nella serie di testi neogreci che costituiscono trasposizioni di fonti occidentali. È il caso di alcuni romanzi dei sec. XIV e XV adattati da fonti francesi e italiane: i Fatti di Troia (o Iliade bizantina, traduzione del Roman de Troie di Benoît de Saint-Maure); Florios e Plazia-Flora (tradotto dal toscano Cantare di Florio e Biancifiore); Imberios e Margarona (traduzione dal Pierre de Provence et la belle Maguelone); Apollonio di Tyr; la Teseide di Boccaccio ed infine un frammento che traduce la compilazione arturiana di Rustichello da Pisa. Per alcuni di questi testi, peraltro, diversi studi hanno ipotizzato una redazione moreota o il passaggio dei manoscritti che ne costituirono le fonti proprio nella Morea francese del Trecento (Spadaro 1966; Jeffreys 1993; Cupane 1995).

La cronaca originale, esemplata probabilmente in francese in Morea nei primi decenni del Trecento, si inscrive a pieno titolo in quella letteratura ad uso e consumo del ceto cavalleresco la cui circolazione oltremare è ben documentata (cfr. Jacoby 1986), come testimoniano anche le tecniche narrative, i temi e i motivi mutuati dalla tradizione letteraria francese rinvenibili in tutte le versioni del testo.

Contenuto

Dopo un coinciso prologo in cui il narratore informa della volontà di abbreviare la materia (§0), la cronaca menziona le spedizioni in Terrasanta che precederono la quarta crociata (§1). Sono in seguito riferiti i preparativi per la quarta crociata: le missioni diplomatiche tra la Francia e l’Italia e l’impegno in questo senso del maresciallo di Champagne Geoffroy de Villehardouin. La crociata è raccontata seguendo lo schema narrativo della Conquête de Constantinople di Geoffroy de Villehardouin: l’iniziale accordo con Venezia e la sua violazione, la presa di Zara per compensare la perdita subita da Venezia, l’arrivo a Costantinopoli e la restaurazione sul trono del legittimo erede Alessio IV (§§ 1-8). I crociati, avviatisi in Siria, fanno poi ritorno a Costantinopoli quando Alessio V Marzuflo tenta di deporre Alessio IV, tentativo che si risolve con la sua uccisione nella pubblica piazza (§ 8). La cronaca copre quindi i primi, sfortunati anni dell’Impero Latino di Costantinopoli fino alla sconfitta di Baldovino I a Adrianopoli ad opera di Kalojan (1205), anticipando la sconfitta di Baldovino II e la riconquista di Costantinopoli da parte dei greci (1261) (§§ 9-13). La cronaca passa dunque a riferire della conquista della Morea, cominciata su iniziativa di Guillaume de Champlitte (§ 14). Guillaume si era diretto nel Peloponneso dalla Francia dopo aver saputo della conquista dell’impero d’Oriente e della spartizione della Romània. La campagna di conquista interessa inizialmente le città di Patrasso, Andreville, Argo, Corinto, Corone, Modone (§§ 14-17). Le terre conquistate sono ufficialmente infeudate e Champlitte rientra in Francia, lasciando la Morea sotto la tutela di Geoffroy de Villehardouin, suo compagno nelle conquiste (§§ 18-21). Una lunga sequenza riferisce delle macchinazioni per ritardare l’arrivo dalla Francia del legittimo successore designato da Champlitte, che infatti si presenta in Morea oltre il limite di validità dei suoi diritti; la corte moreota attribuisce quindi il titolo di principe a Geoffroy de Villehardouin (§§ 22-28). La cronaca tratta quindi dei regni dei Villehardouin (Geoffroy I e i suoi due figli e successori, Geoffroy II e Guillaume II, per un periodo che va dal 1210 al 1278), riferendo delle loro conquiste e degli scontri con i greci, i quali cercavano di riguadagnare porzioni di territorio nel Peloponneso (§§ 29-61). Una trattazione dettagliata è riservata alla battaglia della Pelagonia (1959), durante la quale il principe Guillaume II è fatto prigioniero dall’imperatore greco e viene riscattato, su decisione di un celebre parlamento delle dame della Morea, con la cessione ai greci di alcuni castelli strategicamente importanti (§§ 44-49). Le battaglie di Prinitza (1263) e di Makryplagi (1264) segnano invece importanti vittorie dei francesi sui greci (§§ 50-53). La Morea è però fortemente indebolita e passa sotto il controllo degli Angiò quando l’unica erede dei Villehardouin, Isabelle (figlia di Guillaume II), sposa Filippo, figlio di Carlo II (1271) (§ 57). La cronaca assume via via un carattere più episodico e romanzesco, riferendo della fuga d’amore in Italia del barone di Karytaina (§ 55), dell’offesa subita dalla contessa d’Angiò da parte delle due sorelle, regine di Francia e di Inghilterra (§ 56), e del tentativo di Geoffroy II de Briel di impossessarsi di un castello moreota fingendosi malato (§§ 65-66). Le sorti della Morea sono enormemente risollevate dall’arrivo del principe Florent de Hainaut, secondo sposo di Isabelle (1289), il quale stabilisce la pace con i greci (§ 67). Seguono altri episodi dal gusto romanzesco: un signore locale, Foty, vendica un’offesa subìta con l’uccisione di un cavaliere che si rivela però essere la persona sbagliata (§§ 72-74); due francesi si recano come ambasciatori presso l’imperatore greco e scoprono il doppio gioco dell’imperatore grazie all’intercessione in loro favore di un terzo personaggio, che viene poi scoperto e punito (§ 75). Nel frattempo, alla morte di Florent (§ 81), Isabella sposa Filippo di Savoia, conosciuto a Roma durante il giubileo (1300) (§§ 82-83): il nuovo principe si rivela in diverse occasioni un cattivo amministratore e arriva a scontrarsi apertamente con il maresciallo della Morea, difensore dei valori dei prìncipi fondatori (§ 84, 89, 92). Ancora, la cronaca racconta di una lite tra un francese e un greco di nome Cordondile durante una fiera locale e del conseguente tentativo di Corcondile di impossessarsi di un castello per cederlo all’imperatore greco (§ 79); altri episodi riferiscono della gelosia della moglie del maresciallo della Morea e della vendetta ordita da quest’ultimo (§ 95), e dell’organizzazione di un torneo cavalleresco a Corinto (1304) (§ 97). La cronaca si interrompe bruscamente durante gli scontri del torneo (§ 98).

In generale, infine, la cronaca dedica particolare attenzione alla discussione di complicati casi di diritto feudale ereditario (§§ 60-61; 91-92). La storia e la discendenza di diverse famiglie locali è tracciata con attenzione: i d’Aunoy, i Saint-Omer, i de la Roche. Le relazioni con gli stati vicini sono sempre coerentemente inserite nel quadro della narrazione, soprattutto per quanto riguarda l’impero di Nicea e poi d’Oriente e il Mezzogiorno d’Italia. Anche le relazioni con il Ducato d’Atene, il despotato d’Epiro e il regno di Tessalonica fanno continuamente da sfondo alla narrazione.

Lingua

La lingua del manoscritto Bruxelles, Bibliothèque Royale, 15702 (ca. 1400), unico testimone in francese, presenta una serie di tratti nord-orientali, tra i quali l’esito –ie (vs –iée) </j/ + –ATA (despoillie, etc); la forma le per l’articolo determinativo femminile sia al caso retto che al caso obliquo e per il pronome femminile singolare al caso obliquo; la forma chil/chellui per il pronome dimostrativo <ILLE e quella chy per l’avverbio <HIC, oltre a desinenze in –ch per il presente indicativo alla prima persona singolare (rench, promech, deffench). Tali forme non compaiono sistematicamente nel manoscritto ma si alternano a quelle comuni in medio-francese.

La lingua di B si distingue poi per una serie di tratti tradizionalmente interpretati come italianismi (Longnon 1911, p. xlix): la frequente posizione post-verbale dei clitici, l’uso della locuzione avverbiale fin a (vs jusques a); l’uso della proposizione de (vs que) per introdurre il secondo termine delle comparazioni.

A livello lessicale abbondano i grecismi e gli italianismi. In generale, il lessico della cronaca attesta un buon numero di «mots méditerranéens» (cfr. Zinelli 2016, p. 213), parole entrate nel francese da altre lingue nel contesto degli scambi prodottisi nel mediterraneo orientale e attestate con una certa frequenza in testi prodotti o circolati oltremare.

Bibliografia

Edizioni e traduzioni della cronaca

The Chronicle of Morea: a History in Political Verse relating the Establishment of Feudalism in Greece by the Franks in the Thirteenth Century, edited in two parallel Texts from the mss. of Copenaghen and Paris, ed. J. Schmitt, London, Methuen & Co., 1904.

La Cronaca della Morea. Edizione della versione francese, ed. A. Colantuoni, tesi di dottorato, Università di Napoli Federico II, École Pratique des Hautes Études – Université de Recherche PSL Paris, 2017.

Chroniques étrangères relatives aux expéditions françaises pendant le 13e siècle, publiées pour la premiere fois, elucidées et traduites, ed. J. A. Buchon, Paris, A. Desrez, 1840.

Chroniques greco-romaines inédites ou peu connues, ed. C. Hopf, Berlin, Librairie de Weidmann, 1873.

La Crónica de Morea: estudio preliminar, texto y traducción, ed. J. M. Egea, Madrid, Consejo Superior de Invesciones Científicas, 1996.

Crónica de Morea, ed. D. Mackenzie, Medieval Navarro-Aragonese Texts Corpus, Digital Library of Old Spanish Texts, Hispanic Seminary of Medieval Studies (http://www.hispanicseminary.org/t&c/nar/index-en.htm).

Τὸ χρονικὸν τοῦ Μορέως, ed. P. Kalonaros, Athens, 1940.

Crusaders as conquerors: the Chronicle of Morea translated from the Greek, trad. ing. di H. E. Lurier, New York-London, Columbia University Press, 1964.

Livre de la conqueste de la princée de l’Amorée: Chronique de Morée (1204-1305), ed. J. Longnon, Paris, Librairie Renouard-H. Laurens, 1911.

Libro de los fechos et conquistas del principado de la Morea compilado por comandamiento de Don Fray Johan Fernández de Heredia, ed. G. Morel-Fatio, Ginevra, Jules-Guillaume Fick, 1885.

The Old French Chronicle of Morea. An account of Frankish Greece after the Fourth Crusade, trad. ing. di A. Van Arsdall & H. Moody, Farnham (U.K.)-Burlington (U.S.A), Ashgate.

Recherches historiques sur la principauté française de Morée et ses hautes baronnies. Le Livre de la conqueste de la princée de la Morée publié pour la première fois d’après un manuscrit de la bibliothèque des ducs de Bourgogne à Bruxelles, avec notes et éclaircissements. Première époque: conquête et établissement féodal, de l’an 1205 à l’an 1333, ed. J. A. Buchon, 2 vol., Paris, Librairie de Jules Renouard et fils, 1845.

Chronique de Morée: un royaume français en Grèce, trad. fr. di R. Bouchet, Paris, Les Belles Lettresm 2005.

 

Altri testi citati

Cronaca dei Tocco di Cefalonia, ed. G. Schirò, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1975.

Libro delle uxanze e statuti delo imperio de Romania, ed. A. Parmeggiani, Spoleto, Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 1998.

Makhairas, Leontios, Recital concerning the Sweet Land of Cyprus entitled ‘Chronicle’, ed. R. M. Dawkins, 2 vol, Oxford, Clarendon Press, 1932.

Villehardouin, Geoffroy de, La Conquête de Constantinople, ed. J. Dufournet, Paris, Flammarion, 2004.

 

Studi

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Bousmanne, Bernard, van Hemelryck, Tania & van Hoorebeeck, Celine, La librairie des ducs de Bourgogne. Manuscrits conservés à la Bibliothèque royale de Belgique. Volume IV: Textes historiques, Turnhout, Brepols, 2009.

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Link e letture

Voce di Arlima: https://www.arlima.net/ad/chronique_de_moree.html

Voce del progetto The French of Outremer, Fordham University: https://frenchofoutremer.ace.fordham.edu/index-of-sources/alphabetical-listing/chronicle-of-morea/

Crediti

Scheda a cura di Alice Colantuoni.
Pubblicazione della scheda: 19 gennaio 2019.

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