Gli esercizi bi- e trilingui nel “Trattato e arte deli rithimi volgari” di Gidino da Sommacampagna.
- Titles
- Gli esercizi bi- e trilingui nel Trattato e arte deli rithimi volgari di Gidino da Sommacampagna.
- Dating
- Tra il 1381 e il 1384-87.
- Form of the text
- sonetto bilingue Si cum nos dit de Virgile la ystoire; sonetto trilingue Precaro frate mio, s’io be comprendo; serventese trilingue Poy che la excelsa Camilla regina.
- Language
- Toscano e francese (sonetto bilingue); misto di toscano, latino, francese (sonetto e sirventese trilingui).
Contenuto
Rielaborazione ampliata e aggiornata e non un semplice volgarizzamento della Summa Artis Rithimici Vulgaris Dictaminis del giurista padovano Antonio da Tempo, il Trattato e arte deli rithimi volgari di Gidino da Sommacampagna, composto tra 1381 e il 1384-87 e dedicato ad Antonio della Scala, presenta un paragrafo sulla poliglossia di notevole interesse, nel quale, fra le varie modalità di complicazione artificiosa dei sonetti, spiccano le varianti plurilinguistiche, con regolare alternanza di versi volgari e latini (nei sonetti «metrici» e «semiletterati»), o di versi volgari e in altra lingua romanza, in genere il francese (sonetti bilingui). Si tratta di una più attenta considerazione del fenomeno plurilinguistico che proprio nella Padania, nel corso del XIV secolo, vantava una significativa tradizione (si pensi ai due ternari di Matteo Correggiaio Euguço, el coreççato tuo Matteo e Pietro Suscendullo, amico diletto, o al madrigale araldico di Niccolò del Preposto La fiera testa, oltre alla canzone trilingue attribuita a Dante, Aï faux ris, pour quoi traï avés).
Nel suo Trattato, inoltre, Gidino allarga in modo autonomo dalla Summa anche le tre varietà descritte del serventese (serventesius simplex cruciatus, duplex e duatus, caudatus) portandole fino a sette, fra le quali include il «serventese ritornellato», il «serventese bicaudato», il «serventese incatenato» (corrispondente alla terza rima dantesca) e infine il «serventese incatenato da tre lengue», con cui ritenta l’esperienza del sonetto trilingue.
Come esempio di sonetto trilingue Gidino ripropone un suo missivo scambiato in tenzone con Francesco di Vannozzo, Precaro frate mio, s’io be comprendo, conservato, insieme agli altri sonetti di corrispondenza dei due amici avversari, nel ms. 59 della Biblioteca del Seminario di Padova. La formula del sonetto doppio utilizzata dall’autore in questa variante trilingue presenta uno schema rimico del tutto diverso dagli exempla di «soneti duplici» proposti in precedenza nel Trattato «e forse è anche a questa novità che il Vannozzo allude nell’incipit, Se’l tuo novo sonetto ben intendo, della sua risposta. In effetti si tratta di uno schema molto raro che è registrato solo in quattro esemplari precedenti (Levandomi sperança, in Banco Rari 217 n. 158, Per lunga demoranza, in Laur. Red. 9, c. 135, Ragionando d’amore di Guido Orlandi, Vedetesl pietoso di Noffo d’Oltrarno, in Vat. lat. 3214, n. 139) e mai più ripreso» (Milan, in Caprettini 1993, pp. 99-100).
Dopo il sonetto plurilingue Prechiaro frate mio, s’io ben comprendo, Gidino ha voluto applicare lo stesso esperimento allo schema della terzina nel serventese trilingue Poy che la excelsa Camilla regina, con un risultato «forse più monotono di quello ottenuto nel sonetto. Si tratta, come ha ben rilevato Brugnolo, di una monotonia implicita allo schema, reso ancor più statico dall’impossibilità, per l’autore, di far rimare le varie lingue tra di loro; infatti l’italiano rima esclusivamente con l’italiano, il francese con il francese e così via, in una sequenza sempre identica» (ibid., pp. 124-125).
Il Trattato e arte deli rithimi volgari di Gidino da Sommacampagna è trasmesso dal codice n. 44 della Biblioteca Capitolare di Verona ritenuto unicus e ascrivibile alla fine del secolo XIV, ad un periodo quindi non molto distante dalle date 1381-1384-87, indicate come presumibili per la sua definitiva stesura.
Bibliografia
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1955 Gidino da Sommacampagna e la cultura veneta della fine del Trecento in un’epistola inedita, in Medioevo e Rinascimento. Studi in onore di Bruno Nardi, Firenze, Sansoni, 1955, I, pp. 105-112.
Caprettini, Gian Paolo
1980 Un retore che si fece poeta. Gidino da Sommacampagna e la costruzione dell’esempio metrico nel «Trattato e arte deli rithimi volgari», in Atti della Accademia nazionale dei Lincei, Classe di Scienze morali, storiche e filologiche, s. VIII, XXIV, 1980, pp. 6-32.
1993 Gidino da Sommacampagna, Trattato e arte deli rithimi volgari. Riproduzione fotografica del cod. CCCCXLIV della Biblioteca Capitolare di Verona, testo critico a cura di Gian Paolo Caprettini, introduzione e commentario di Gabriella Milan, con una prefazione di Gian Paolo Marchi e una nota musicologica di Enrico Paganuzzi, Vago di Lavagno (Verona), La Grafica Editrice, 1993.
Dionisotti, Carlo
1947 Ragioni metriche del Quattrocento, in «Giornale storico della letteratura italiana», CXXIV, 1947, pp. 1-34.
Giuliari, Giovanni Battista
1870 Gidino da Sommacampagna, Trattato dei ritmi volgari, a cura di G.B. Giuliari, Bologna, Romagnoli, 1870 [rist. anast., Bologna, Forni, 1970]
Milan, Gabriella
1993 Esperienze di metrica trecentesca nel «Trattato e arte deli rithimi volgari» di Gidino da Sommacampagna, in Omaggio a Gianfranco Folena, 3 voll., Padova, Editoriale Programma, 1993, vol. 1, pp. 677-705.
Mistruzzi, Vittorio
1916 Note biografiche su Gidino da Sommacampagna, in «Nuovo archivio veneto», XXXI, 1916, pp. 79-151.
Crediti
Scheda a cura di Serena Modena.
Ultimo aggiornamento: 31 ottobre 2015.