La tenzone di sonetti tra Gidino da Sommacampagna e Francesco di Vannozzo
Precaro frate mio
Mss.: P, c. 24r-v; V, p. 10.
Edd.: Giuliari 1870, pp. 68-69; Mistruzzi 1916, p. 126; Medin 1928, pp. 82-83 n° LXI; Gidino, p. 996.
Repertori: Frati 1893, p. 325; IUPI II, p. 1323; IUPI III, p. 191.
Sonetto AbCAbC AbCAbC DEfG DEfG, trilingue. Rima ricca ai vv. 1-7, 8-11, 3-12.
Come nei due ternari trilingui di Matteo Correggiaio, Euguço, el coreçato tuo Matteo e Pietro Suscendullo, amico diletto, e diversamente da quanto avviene nella canzone trilingue Aï faux ris attribuita a Dante, le lingue si avvicendano secondo l’ordine fisso italiano-latino-francese; ai settenari corrisponde soltanto il latino, sicché nella sirma, dove a questa lingua spetta la rima E, si trovano due vv. latini contigui. I versi rimano coi versi della stessa lingua, mentre «nei ternari del Correggiaio (corrispondenti, almeno tecnicamente, al sirventese trilingue codificato da Ghidino) non vi sono nemmeno le rime, sostituite semmai – ma sporadicamente – da vaghe assonanze» (Brugnolo 1983, p. 125, dove si trovano anche le osservazioni precedenti). Lo schema non è frequente: se ne conoscono oggi solo altri quattro esempi, peraltro tutti duecenteschi; cfr. Gidino, p. 996.
Quanto al tema, Medin 1928 vede un rapporto di consequenzialità con la chiusa del son. precedente, Tu déi saper che ’l fuoco e la calura: qui Francesco di Vannozzo abbandona la disputa di argomento serio con un mezzo sberleffo, per andarsi a ingaglioffire coi dadi; Gidino cercherebbe di richiamarlo alla ragione e di rimetterlo in carreggiata mostrandogli le gioie della virtù e i rischi del vizio.
Parafrasi: ‘Carissimo fratello, se ho una giusta visione delle cose, [posso dedurre che] chi pratica la virtù può proclamarsi perfettamente felice. Costui lo addito alla lode universale in quanto saggio, per il suo amore verso la salvezza spirituale di sé stesso e di tutto il genere umano. Per cui ti insegno, in quanto tuo amico, a non rifiutare tali inclinazioni, se vuoi vivere sempre lieto e sereno, perché grazie alla virtù salirai gradatamente, se non lasci languire [fra le virtù di cui devi essere dotato] la speranza, all’alta gloria del regno dell’Amore divino. Puoi anche sapere che, al contrario, chi è vizioso precipita sempre nei più grandi affanni spirituali e corporali ed è sempre sull’orlo dell’abisso; per cui vedi di stabilizzarti nel bene, perché il vizio galoppa senza sosta, in compagnia di grandi sofferenze, sulla sua strada, trascinando l’uomo verso l’orribile esilio infernale’
“Ghedinus ad F. V.”
Precaro frate mio, s’io ben comprendo,
qui celebrat virtutes
se puet clamer deu tout beneuros.
Costui per saggio molto recomendo, 4
quia diligit salutes
de soy mieume, et des homes tretos.
Però, sì come amico tuo, t’aprendo
quod talia non refutes, 8
se voys tout jors vivre lies et joios,
ché per virtude vegnira’ salendo,
si spem tuam non confutes,
a l’aute gloyre dou regne amoros. 12
Così per lo contrario pòi sapere
quod homo vitiosus semper cadit
in maximo labore
d’arme e de cors e maynt in gran peril. 16
Però te voglie col ben provedere,
quia vitium semper iter suum radit
cum ingenti dolore
pour demener l’om in caytis exil. 20
1 Prechiaro V – 3 clamer se puet V – 6 mieume] V – micume P – 9 se ueis V
3 puer P – 6 soi V – 7 te aprendo V – 10 uirtute uegnirai V – 13 cossi V – 14 uitiosus V – 18 uicium V – sempre P – lome in chaitis V
1. Precaro: superl. (alla latina); sostanziale la variante V (prechiaro ‘illustrissimo’).
Se ’l tuo novo sonetto
Ms.: P, c. 24v.
Edd.: Mistruzzi 1916, p. 126; Medin 1928, pp. 83-84 n° LXII.
Repertori: Frati 1893, p. 325; IUPI II, p. 1544; IUPI III, p. 222.
Sonetto AbCAbC AbCAbC DEfG DEfG, trilingue. Rima ricca ai vv. 1-7; derivativa (se la ricostruzione è esatta) ai vv. 2-5-8
Parafrasi: ‘Se io interpreto bene il tuo inusitato sonetto, nonostante tu lo muti continuamente [di lingua], parlando latino, “lombardo” e francese, non posso che accoglierne pienamente il messaggio e lodarti; non lo modificare; non sarà facile che arrivi a recitarne il finale (andando davvero alla dannazione). Perché io possa pervenire alla beatitudine eterna bisogna che tu con tali mezzi trasformi il mio cuore e [bisogna] che io segua sempre con convinzione la virtù; se macerando la mia scorza poi giungerò a provare diletto, seguo con desiderio il bene. Tu mi fai vedere che, al contrario, il disgraziato che si accompagna ai vizi rimane nel tormento e dà l’anima al diavolo; perciò voglio mantenermi in uno stile di vita virtuoso e [stare] come chi affida a Dio padre con amore il suo spirito, abbandonando [sulla loro strada deviata] tutti gli uomini codardi e vili’.
“Responsio Francisci V.”
Se ’l tuo novo sonetto ben intendo,
quem quamvis tu [im]mutes
parlant per letre, lombart et fransos,
l’acetto per le mille e te comendo 4
sensumque suum non mutes:
le fyn de ly ge non dirai tam tos.
Acciò ch’io venga el sommo ben sentendo,
opportet quod permutes 8
d’ytel a moy ly cor vanagloyros,
e le virtù con forza zir seguendo;
si macerando cutes,
deduis puys sant, ly bien suy desiros. 12
Per lo contrario ancor mi fa’ vedere
quod ille miser qui cum vitiis vadit
remanet in ardore
e l’arme doyt a le dyables yl: 16
però la santa vita i’ vo’ tenere,
et velut ille qui Deo patri tradit
animum cum amore,
layssant les homes tout codars e vyl. 20
3 letre] letere – 20 vil] riil
1. novo: ‘inusitato’. – 2. L’integrazione, già in Medin 1928, restaura un tecnicismo retorico. – 4-5. Versi piuttosto oscuri, di cui avanzo una proposta d’interpretazione col beneficio del dubbio. – 12. ‘proverò poi piacere, seguo il bene di buona voglia’. – 16. Propone diabl’esil Medin 1928 (‘dà l’anima all’esilio del diavolo’), ma la lettura comporterebbe, da parte di Francesco, una ripresa non equivoca della parola rima di La 20.
Bibliografia
Brugnolo 1983
Furio Brugnolo, Plurilinguismo e lirica medievale da Raimbaut de Vaqueiras a Dante, Roma 1983.
Frati 1893
L. Frati, Indice delle carte di Pietro Bilancioni: contributo alla bibliografia delle rime volgari de’ primi tre secoli, Bologna 1893 (già in «Prop.», n.s. II, P. I (1889), pp. 5-100 e 271-355; III, P. II, pp. 179-243 e 394-).
Gidino
Gidino da Sommacampagna, Trattato e arte deli rithimi volgari. Riproduzione fotografica del cod. CCCCXLIV della Biblioteca Capitolare di Verona. Testo critico a c. di G. P. Caprettini, introduzione e commentario di G. Milan, con una prefazione di G. P. Marchi e una nota musicologica di E. Paganuzzi, Verona 1993; precedente ediz.: Giuliari 1870.
Giuliari 1870
Gidino da Sommacampagna, Trattato inedito dei ritmi volgari, a c. di G. B. Giuliari, Bologna 1870 (rist. 1968); cfr. Mistruzzi 1916.
IUPI
Incipitario unificato della poesia italiana, I-II, a c. di M. Santagata, Modena, Panini, 1988; III (edizioni di lirica antica), a c. di B. Bentivogli e P. Vecchi Galli, ivi 1990.
Manetti 1994
Le rime di Francesco di Vannozzo. Edizione critica. Tesi di dottorato in filologia romanza ed italiana (retorica e poetica italiana e romanza), VI ciclo, Università di Padova, 1994.
Medin 1928
Le rime di Francesco di Vannozzo, a c. di A. Medin, Bologna 1928.
Mistruzzi 1916
V. Mistruzzi, Note biografiche di Gidino da Sommacampagna, «Nuovo Archivio Veneto», n.s. XXXI, P. I, p.
Crediti
Scheda a cura di Roberta Manetti.
Ultimo aggiornamento: 29 novembre 2015.