Testamento di Carlo Magno
- Titles
- Testamento di Carlo Magno
- Dating
- Post XIII secolo, ante 1337
- Incipit
- De .XXXVI. riami tuti trabuti i ranti, / che Karles conquis con so nievo Rolant.
- Explicit
- Lo testamento est livro et non va plus avant / et Dio ve benediga et la magestà sant. / Finito libro referamus gratiam Christo.
- Form of the text
- 884 versi ripartiti in 27 lasse assonanzate
- Language
- Franco-italiano
- Topic
- Morte di Carlo Magno e i lasciti (sacri e profani) che la precedono.
- Type of text
- Poemetto riconducibile al genere letterario del testamento parodico.
Testo
A distanza di trentaquattro anni dalla pubblicazione della prima (e unica) edizione integrale fruibile (Meneghetti 1989) torna in circolazione, «a vita nuova restituito», un testo a lungo rimasto ai margini della critica letteraria e che è stato riscoperto e studiato solo da poco. Si tratta del «capitolo più deludente della gloriosa vita poetica di Carlo Magno» (Giannini – Palumbo 2016: p. 53), quello che riguarda, appunto, la sua morte («in sedant», come si legge al v. 838). Da Pio Rajna in poi si è imposto, nella vulgata, il titolo di La morte di Carlo Magno, ma sarebbe preferibile chiamarlo – in totale accordo con quanto affermato da Morlino 2016 (pp. 82 – 85) – il Testamento di Carlo Magno: un testo francoitaliano, più prossimo al veneto che al francese, acefalo e anepigrafo difficile da localizzare e da datare.
Gli 884 versi che lo compongono (885 se si considera anche l’explicit) sono organizzati in 27 lasse assonanzate caratterizzate dalla commistione di versi e trascritte – prima del 1337 (cfr. Meneghetti 1989: p. 257) – in area bolognese, nel manoscritto Canonici 54 della Bodleian Library di Oxford (f. 32r), per la descrizione del quale cfr. Giannini – Palumbo 2016 (pp. 54 – 56). La datazione, la localizzazione, la genesi e la modalità di trasmissione del testo non sono ancora del tutto chiare e queste ultime due hanno quasi sicuramente inficiato sulla lezione originale, deteriorandola: per questi motivi, il Testamento ha da sempre costituito un groviglio interpretativo arduo da sciogliere, tanto da spingere il suo primo editore (parziale) a definirlo «un rozzo arnese da fiera» (Contini 1964: p. 105); etichetta del tutto inappropriata per catalogarlo, come hanno ampiamente dimostrato gli studiosi successivi.
Dopo un lungo silenzio – lievemente interrotto dalla fioca voce dell’esiguo, ma importantissimo, contributo di Contini 1982 – l’attenzione per il testo si riaccende solo nel 1987 con il primo simposio di franco-italiano, durante il quale sono ben tre le studiose che ne parlano: Anna Maria Cornagliotti (Cornagliotti 1989), Maria Luisa Meneghetti (Meneghetti 1989) e, in parte, Madeleine Tyssens (Tyssens 1989). Il motivo di un tale riacceso interesse è ben individuato da Cornagliotti 1989 (p. 195), secondo la quale la situazione testuale è «così corrotta che sollecita e sfida di continuo l’impegno filologico». Il 1987 – 1989 se si prende in considerazione l’anno della pubblicazione degli atti del convegno – determina però l’inizio di un nuovo, e più lungo, silenzio cessato solo con i contributi di Luca Morlino (Morlino 2016), Gabriele Giannini e Giovanni Palumbo (Giannini – Palumbo 2016); questi ultimi due studiosi hanno addirittura annunciato, nel 2016, una nuova edizione critica non ancora pubblicata; tuttavia, non è chiaro se il progetto sia ancora in fieri oppure se sia stato abbandonato.
L’eccellente trascrizione critica di Meneghetti 1989, cardinale per la realizzazione di questo studio, essendo priva di una traduzione non ha permesso a questo «condensato tanto fantasioso e dégagé» (Meneghetti 1989: p. 248) di uscire fuori dall’ambito strettamente accademico e specializzato. Proprio per valorizzare il già encomiato lavoro della studiosa si è scelto di editare un nuovo testo critico correlato di note esplicative e di una traduzione, che costituisce la maggior novità del presente contributo. A differenza della precedente edizione si è preferito allestire un vero e proprio apparato separato dalle note, di modo da facilitare la comprensione da parte del lettore: questo, infatti, l’unico appunto che si potrebbe fare all’edizione di Meneghetti 1989, che però fu forse costretta ad adottare un formato del genere, trattandosi della pubblicazione degli atti di un convegno.
Come è ben noto, l’edizione di un testo a manoscritto unico è tutt’altro che un’operazione semplice, specie nel caso del Testamento, giuntoci in un codice periferico e in condizioni piuttosto compromesse. Ciononostante, è inutile dare vita a monstra testuali per tentare di ricreare un fantomatico originale; non si tratta certo di bedierismo, quanto, piuttosto, di ascoltare e dare voce all’unico testimone che trasmette questo testo: si è quindi scelto, nei limiti del possibile, di rimanere quanto più aderenti alla lezione tradita dal Canonici 54.
Edizione
Per quanto riguarda l’edizione del testo si è proceduto inizialmente con una trascrizione diplomatica e, successivamente, con l’edizione interpretativa, per la quale è risultato di grandissimo aiuto il lavoro di Meneghetti 1989. Di seguito si riportano le principali abbreviazioni presenti nella sezione di manoscritto oggetto di questa analisi:
Kl’ = Karles
Kl = Karlo
ō = on
õ = or
ā = an
ã = ar
ē = en
ẽ = el
ī = in
9 = con
7 = et
Pi = pri
p = per
p̄ = pre / pro
sco = Sancto
sce = Sancte
sca = Sancta
dm = Domini
d’ = de
s, / s’ = ser
t’ = ter
scē = Sancte
ho’ = homo
ho = homo
q; = que
q¨ado = quando
t’ = ter
ch’r = chevalier
Si è poi concluso il lavoro ecdotico approntando un nuovo testo critico fedele alla lezione tradita, ma si è comunque scelto di intervenire sul testo in corrispondenza di punti corrotti che ne ostacolavano la comprensione. Gli interventi apportati, segnalati in apparato, non sono certamente tutti frutto del mio ingenium; sono infatti segnalate in nota le correzioni degli studiosi precedenti.
Traduzione
Si è scelto di tradurre il testo nel modo più letterale possibile, tranne in alcuni casi, dove è stato necessario impiegare una traduzione un po’ più libera (per motivi tutti giustificati in nota). I punti di maggiore criticità sono stati i nomi propri di persone e / o di luoghi, per i quali sono stati di grande aiuto i contribuiti di Beretta 1995, Moisan 1984 e Zarker Morgan 2009. In particolare, si è scelto di tradurre Leoys con ‘Ludovico’ e non ‘Luigi’ come indicato da Beretta – Palumbo 2015 (p. 29). Infatti, in Moisan 1986 (T. ii, vol. 3, p. 425) si legge: «LOËIS, LOOÏS, fils et succsseur de Charlemagne»; si tratterebbe, insomma, della versione francese per il germanico ‘Ludovico’, fratello di «LOHIER, Lothaire, fils de Charlemagne» (Ibid.). Per quanto riguarda Machario de Luxena, Contini 1964 traduce ‘Macario di Losanna’, mentre Cornagliotti 1989 preferisce ‘Macario di Luserna’; vista questa forte indecisione si è preferito mantenere, anche nella traduzione, il Luxena.
Lingua
La realizzazione di uno studio linguistico esaustivo su un testo del genere – anche se di lunghezza modesta – implicherebbe uno sforzo di non poco conto; per questo motivo si è scelto di approfittare della “duttilità” che un sito come il Rialfri offre per riservarsi la possibilità di poter portare avanti, in un futuro prossimo, uno studio sulla lingua del Testamento e aggiungerlo a quanto finora reso disponibile online.
Nonostante sia stato copiato in area bolognese, il testo è caratterizzato da eterogenee pennellate di tratti veneti, come già dichiarato da Contini 1964 (p. 112), secondo il quale presenterebbe una veste «veneta, forse addirittura veneziana, ma più probabilmente trevisana». A prima vista, il testo sembrerebbe essere stato prodotto nell’area veneta orientale; forse nel padovano, come potrebbero suggerire i numerosi casi metafonetici, copiosamente attivi nel settore della morfologia verbale e che, quindi, escluderebbero, in un’ottica di localizzazione, le varietà linguistiche lagunari. Tuttavia, data la mancanza di dati adeguatamente contingenti – ma soprattutto omogenei – è opportuno parlare, almeno per ora, di un testo scritto in una lingua veneta di koinè o magari in «francese di Lombardia», secondo una felice etichetta coniata da Renzi 2008 (p. 295).
Bibliografia
Beretta 1995
Carlo Beretta, Il testo assonanzato franco-italiano della Chanson de Roland, Università degli studi di Pavia. Dipartimento di scienza della letteratura e dell’arte medioevale e moderna, 1995.
Contini 1964
Gianfranco Contini, La canzone della Mort Charlemagne, in Mélanges de linguistique romane et de philologie médiévale offerts à M. Maurice Delbouille, professeur à l’Université de Liège, Éditions J. Duculot, S. A. Gembloux, 1964, vol. 2, pp. 105 – 126.
Contini 1982
Gianfranco Contini, Le début de la Mort Charlemagne, in La chanson de geste et le mythe carolingien. Mélanges René Louis publiés par ses collègues, ses amis et ses élèves à l’occasion de son 75e anniversaire, Saint-Père-Sous-Vézelay, 1982, vol. 1, pp. 301 – 311.
Cornagliotti 1989
Anna Maria Cornagliotti, Problemi testuali della Morte Charlemagne, in Testi, cotesti e contesti del franco-italiano. Atti del 1° simposio franco-italiano (Bad Homburg, 13-16 aprile 1987). In memoriam Alberto Limentani, éd. Günter Holtus, Henning Krauß et Peter Wunderli, Tübingen, Niemeyer, 1989, pp. 177 – 195.
Giannini – Palumbo 2016
Gabriele Giannini, Giovanni Palumbo, «E li oltri more in çaxant et tu moriras in sedant». La morte di Carlo Magno nell’epica romanza, in Il secolo di Carlo Magno. Istituzioni, letterature e cultura del tempo carolingio, Sismel, Edizioni del Galluzzo, Firenze, 2016, pp. 53 – 80.
Meneghetti 1989
Maria Luisa Meneghetti, Ancora sulla Morte (o Testamento) di Carlo Magno, in Testi, cotesti e contesti del franco-italiano, atti del 1° simposio franco-italiano (Bad Homburg, 13-16 aprile 1987). In memoriam Alberto Limentani, éd. Günter Holtus, Henning Krauß et Peter Wunderli, Tübingen, Niemeyer, 1989, pp. 245 – 284.
Moisan 1986
André Moisan, Répertoire des noms propres de personnes et de lieux cités dans les chansons de geste françaises et les oeuvres étrangères dérivées, 2 tomes, ed. Droz, 1986.
Morlino 2016
Luca Morlino, «Titulus clavis». Per il Testamento di Carlo Magno, in Francofonie medievali. Lingue e letterature gallo-romanze fuori di Francia (sec. xii – xv), a cura di Anna Maria Babbi e Chiara Concina, Medioevi, Edizioni Fiorini, Verona, 2016, pp. 81 – 97.
Renzi 2008
Lorenzo Renzi, Le piccole strutture. Linguistica, poetica, letteratura, a cura di Alvise Andreose, Alvaro Barbieri, Dan Octavian Cepraga con la collaborazione di Marina Doni, Società editrice il Mulino, Collezione di testi e di studi, Bologna, 2008.
Tyssens 1989
Madeleine Tyssens, Poèmes franco-italiens et Storie Nerbonensi. – Recherches sur les souces d’Andrea da Barberino, in Testi, cotesti e contesti del franco-italiano. Atti del 1° simposio franco-italiano (Bad Homburg, 13-16 aprile 1987). In memoriam Alberto Limentani, éd. Günter Holtus, Henning Krauß et Peter Wunderli, Tübingen, Niemeyer, 1989, pp. 314 – 324.
Zarker Morgan 2009
Leslie Zarker Morgan, La Geste Francor: Edition of the Chansons De Geste of MS. Marc. Fr. XIII (=256), 2 voll., Arizona Center for Medieval and Renaissance Studies, Tempe 2009.
Crediti
Scheda a cura di Giuseppe Tutino
Messa in linea: 23 aprile 2021.