Testo
La chanson, composta nell’Italia settentrionale verso la metà del XIV sec. (la sola notizia certa riguardante l’autore, Niccolò da Verona, rimane la sua presenza a Ferrara all’inizio degli anni quaranta del Trecento), è un lungo elenco delle conquiste franche in Spagna sulla via del cammino di san Giacomo. L’episodio iniziale della presa di Pamplona pone in rilievo da un lato la figura di re Desiderio di Pavia, che in cambio della città espugnata ottiene da Carlomagno l’affrancamento di tutti i Lombardi, e dall’altro del re pagano Malzerigi, desideroso di vendicarsi per la sconfitta subita e per la perdita del prode figlio Isoriés che è passato tra le fila cristiane.
Il testo è conservato da un unico manoscritto, completo, che non sembra però offrirne una versione integrale.
Lingua
Nonostante Niccolò ambisca, secondo quanto si legge nella Pharsale, a scrivere come un “buen françois”, le imperfezioni linguistiche, certe esitazioni sintattiche e il vocabolario ristretto rivelano a tratti la sua origine italiana e la conoscenza non sempre ineccepibile dell’antico oitanico.
Alcune alternanze vocaliche presenti nel manoscritto, infatti, dimostrano che l’autore, o i copisti, non sempre sembrano rendersi conto delle regole che originano in francese determinate uscite. Tali oscillazioni, certo sottomesse talvolta ad esigenze di rima, riguardano innanzitutto le forme in –e– / –ie– che, ferma la generale prevalenza di queste ultime nella Prise de Pampelune, compaiono anche mescolate in una stessa lassa (ad es. liés 391 : apelés 392 : porpensiés 393). A queste si aggiungono le oscillazioni –ain / –ein / –an / –en (ad es. lontan in rima 2203, lontein 3941; primerain 2, primeran 1263, primerein 3783; certan in rima 1379, certens in rima 1568, certein 3586; contant 2695, content in rima 5643), –ais / –as (ad es. bais 558, bas 5695) e –oi / –ei / –i (ad es. conseil 2730, consil 2023). Alternano ancora entro una medesima lassa le uscite in –or / –our (ad es. peor 4773 : aomensour 4774), con netta preferenza per quest’ultima forma lungo tutto il poema. Scarsa conoscenza delle regole grammaticali del francese antico si avvertono anche nel mancato rispetto della declinazione bicasuale o nel trattamento delle vocali finali diverse da -A, per cui in alcuni casi la –e finale manca dove avrebbe dovuto comparire e, al contrario, viene altrove introdotta erroneamente. Rispecchiano poi l’esito italiano altri fenomeni, come i casi di omissione di e– prostetica davanti a s– impura (stranze 1622 ma estranzes 5404) o la conservazione da parte di –i– in iato del suo posto etimologico, laddove in francese dovrebbe passare nella sillaba precedente (glorie 1828). Infine, sono da notare certe incertezze nella resa di c + a (cambre, zambre, çambre) o di c– seguita da vocale palatale (cival, zival, çival, chivaler, civalers) e l’oscillazione tra qu– / q– / ch– (qui / qi / chi e que / qe / che) che rispecchia ora la grafia francese ora quella italiana.
Alcuni particolari usi linguistici di Niccolò di Verona, che hanno permesso di attribuire a lui, già autore della Pharsale e di una Passion, questa chanson epica, sono il passaggio di al– > ao (aobour 856, sauf 797, aotan 2223, ecc.), la frequente enclisi di le, articolo o pronome, se preceduto da un elemento terminante in vocale, con riduzione della l e, talvolta, dittongamento di o in ou, l’uso di trou per trop e, a livello più propriamente lessicale, il sovrabbondante ricorso a ond col significato di ‘per cui’.