Didascalie della Cappella di Santo Stefano in Giaglione.
- Titles
- Didascalie della Cappella di Santo Stefano in Giaglione.
- Dating
- Inizi del ’500.
- Language
- Francese antico.
Contenuto
Posta su uno dei rami della via Francigena, la cappella di Santo Stefano nel comune di Giaglione nei pressi di Susa, in Piemonte, presenta lungo la parete esterna uno splendido affresco tardogotico degli inizi del ’500 che raffigura, in tre file orizzontali, rispettivamente le Virtù, i Vizi e l’Inferno, e doveva essere di monito ai viaggiatori.
La fascia superiore dell’affresco, dove sono effigiate le Virtù, inizia con la raffigurazione del Paradiso, presentato come una città cinta da mura merlate – la Gerusalemme celeste – davanti alle quali si innalzano due torri. Sopra le mura, in alto, domina la figura di Dio, fiancheggiato da otto Serafini, mentre davanti ad una torre sta ritto San Pietro con le grandi chiavi del Regno dei Cieli. A destra del Paradiso, ciascuna delle sette Virtù è rappresentata da una donna accompagnata da un angelo, che viene indicata dalla didascalia sottostante in un latino non sempre corretto: Umiltas, Largitas, Castita, Paciencia, Temperancia, (Ca)ritas, Diligencia.
Nella fascia di mezzo l’Inferno è raffigurato come un mostro dall’occhio sbarrato che spalanca le enormi fauci irte di denti aguzzi, entro le quali un demone tira sette figure umane indicanti i sette peccati capitali, che, legati al collo da un’unica lunga catena, cavalcano animali diversi e simbolici.
Nella fascia più bassa sono dipinte, in sette comparti, le pene dell’inferno, ciascuna delle quali costituisce l’adeguato castigo e contrappasso del vizio raffigurato nella fascia precedente.
Due iscrizioni in francese antico, edite finora solo parzialmente (Roques 1961), campeggiano infine nel primo riquadro in basso a sinistra e sull’arco dell’ingresso laterale della cappella. La prima informa che le raffigurazioni del regno dei morti effigiate sulla parete della cappella traggono origine dal racconto di Lazzaro, la cui fonte è ravvisabile nel Traité des peines de l’Enfer, aggiunto da Antoine Vérard all’Art de bien vivre et de bien mourir del 1493; la seconda invece è di carattere prettamente monitorio in tema con l’iconografia.
Bibliografia
Roques, Marguerite
1961 Les peintures murales du sud-est de la France du XIIIe au XVIe siècle, Paris, A. et J. Picard, 1961, pag. 49.
Savi, Severino
1970 La Cappella di Santo Stefano, in Cinque opere da salvare. Monumenti del Medioevo in Valle di Susa nel primo programma di restauri della Provincia di Torino, a cura dell’Assessorato all’Istruzione, Torino, Il Poligrafico Roggero & Tortia, 1970, pp. 4-11.
Crediti
Scheda a cura di Serena Modena.
Ultimo aggiornamento: 7 settembre 2015.