Atti del principato di Morea
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I registri della cancelleria angioina, un tempo conservati all’Archivio di Stato di Napoli, furono in parte copiati da Charles Perrat prima della loro distruzione nel bombardamento del settembre 1943 da parte truppe tedesche. Questa silloge documentaria offre una quantità ingente di informazioni sulle istituzioni, l’amministrazione, la vita politica ed economica del regno di Sicilia, nonché su quella degli stati dipendenti dalla dinastia angioina, come il Principato di Morea.
Retta inizialmente da tre principi della casa di Villehardouin, Goffredo I, nipote dello storico della crociata, e dai suoi due figli Goffredo II e Guglielmo, la Morea passò sotto la dinastia angioina quando il principe Guglielmo, ormai isolato e minacciato dagli attacchi delle truppe bizantine, cercò un appoggio in Occidente, in particolare nella persona di Carlo I d’Angiò che faceva il suo ingresso vittorioso in Italia. In cambio dell’aiuto che si aspettava da Carlo I, Guglielmo di Villehardouin concluse quindi il 24 maggio 1267 un trattato, a Viterbo, mediante il quale cedeva al re angioino il principato di Morea, a condizione di mantenerlo per sé vita natural durante e che uno dei figli di Carlo sposasse sua figlia Isabella e gli succedesse alla sua morte. Qualora tuttavia non vi fossero stati eredi dal matrimonio tra Isabella e il figlio di Carlo, il principato sarebbe pervenuto alla corona angioina. Questo trattato fu rigorosamente rispettato: il secondo figlio di Carlo d’Angiò, sposò il 27 maggio 1271 a Trani l’allora dodicenne Isabella di Villehardouin. Filippo morì però nel 1277, all’età di 21 anni. Così, l’anno dopo la morte del principe Guglielmo, Carlo d’Angiò gli succedette legittimamente come principe di Morea, mentre Isabella, rimasta vedova, dovette passare dodici anni in Italia (sino al 1289), nell’ambiente austero della famiglia reale. La situazione tornò ad essere più favorevole per Isabella quando la corona passò al cognato Carlo II d’Angiò, il quale, non appena liberato dalla prigionia in Aragona, dove aveva passato i primi quattro anni del suo regno, le concesse la baronia di Karytaina e il castello di Bucelet. L’atto di infeudazione in questione è uno dei pochi documenti riferibili al regno di Carlo I e ai primi anni di quello di Carlo II che si caratterizzano per l’uso del francese in luogo del latino. Due mesi più tardi, in occasione del matrimonio di Isabella con Florent de Hainaut (16 settembre 1289), Carlo II le restituì la Morea, a patto che, in caso di decesso dello sposo, Isabella gli chiedesse il consenso per nuove nozze, pena la perdita del titolo.
Un altro documento in francese proveniente dalla cancelleria di Carlo II e collegato alla Morea riguarda invece la conferma ad Amino Grazianello, uno dei mercanti e dei borghesi delle grandi società commerciali toscane che avevano i loro fondaci nel principale porto di Clarence (Clarentza o Chiarenza), del possesso della terra che il principe Guglielmo di Villehardouin aveva un tempo donato al patrigno della moglie.
Bibliografia
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Crediti
Scheda a cura di Serena Modena.
Pubblicazione della scheda: 18 marzo 2018.