Didascalie degli affreschi di Casa Morigia (oggi De Laiti) a Pallanza
- Titles
- Didascalie degli affreschi di Casa Morigia (oggi De Laiti) a Pallanza
- Dating
- 1441 – maggio 1460.
- Language
- Francese antico.
- Type of text
- Didascalie presenti nella scena del Corteggiamento di una fanciulla da parte di un attempato amante facente parte del ciclo pittorico d’impronta tardogotica realizzato nella casa-palazzo della nobile famiglia pallanzese dei Morigia.
Contenuto
A Pallanza, elegante cittadina piemontese della provincia del Verbano-Cusio-Ossola affacciata sul Lago Maggiore, sorge Casa Morigia (oggi De Laiti), una casa-palazzo in stile tardogotico, attualmente ridotta rispetto alle dimensioni originarie, appartenuta nel corso del XV e del XVI secolo alla nobile famiglia Morigia.
Nel salone al primo piano del palazzo è conservato un ciclo di affreschi a carattere cortese che costituisce l’unica sopravvivenza della quattrocentesca decorazione che con molta probabilità doveva ornare anche altri locali della dimora. Dell’antico ciclo di storie profane restano oggi leggibili solo quattro scene: la Partita a scacchi tra una dama e un gentiluomo; il Corteggiamento di una fanciulla da parte di un attempato amante che, accarezzandola, le rivolge dei complimenti; l’Incoronazione con una ghirlanda di fiori di un giovane inginocchiato da parte di un’altra dama; e il frammento di una scena di Partenza per la caccia con i cani. Il soggetto di questo ciclo pittorico sembra essere dunque quello del giardino d’amore, che si esplicita mediante l’abbinamento di scene di «giochi» e scene a carattere amoroso.
Il raffinato ciclo cortese di Pallanza è opera di un artista rimasto ignoto ed è databile tra il 1441, anno in cui la famiglia Morigia, grazie a Giovanni e Giacomo Morigia, divenne feudataria dei Visconti in data 24 ottobre, e il 1460, secondo quanto testimonia l’iscrizione in francese «Mai (“maggio”) 1460» vergata in prossimità di un frammento di figura conservato nella metà sinistra della parete nord.
Lavorando al servizio di una prestigiosa famiglia che era strettamente legata da vincoli diretti di vassallaggio alla Corte ducale di Milano, non stupisce che il modello per eccellenza del ciclo di affreschi del Maestro di Casa Morigia (o Maestro di Pallanza) sia stato il ciclo dei Giochi di Palazzo Borromeo a Milano. Secondo Sandra Barbera Bistoletti 1984 confluiscono negli affreschi del ciclo di Pallanza anche presenze dell’arte miniatoria viscontea, in particolare per l’influenza esercitata sul ciclo in questione dal cosiddetto Maestro delle Vitae Imperatorum o Magister Vitae Imperatorum, uno dei più raffinati miniatori tardogotici operanti in Lombardia per i Visconti e per l’entourage dello Studium di Pavia nella prima metà del Quattrocento (1435-1445 circa).
Analogie stilistiche, specie nell’abbigliamento dei personaggi (Viotto 1990: 49), sono state evidenziate anche tra gli affreschi di Casa Morigia e quelli del vicino Castello di Masnago della famiglia Castiglioni a Varese, in particolare per quanto riguarda i dipinti della Sala al piano terra (cfr. Limido 1985: 388 e Zocchi 2001: 110-111). La comunanza di elementi tra i due cicli pittorici può essere in questo caso collegata alla parentela tra le famiglie dei committenti. Un documento del 29 gennaio 1455 attesta infatti il matrimonio tra Giovanni Morigia ed Elisabetta, figlia di Giovanni Castiglioni. Benché non vi siano prove a dimostrazione del fatto che proprio questa giovane coppia abbia fatto eseguire gli affreschi di Pallanza è comunque chiaro il fatto che esisteva una classe sociale di famiglie emergenti «che vedeva nelle decorazioni a carattere profano delle proprie abitazioni un segno tangibile della propria ascesa sociale» (Viotto 1990: 50).
Gli affreschi di Casa Morigia, commissionati molto probabilmente dalla nobile famiglia emergente per un desiderio di riconoscimento del proprio status sociale in rapporto alla signoria milanese, ricordano dunque da vicino il ben più celebre ciclo di affreschi piemontese imperniato sulle vicende degli amori fra la regina Ginevra e Lancillotto della Torre Pio V di Frugarolo (Alessandria), che fu fatto realizzare da Andreino Trotti fra il 1391 ed il 1402 ad un Maestro rimasto anche in questo caso sconosciuto come segno tangibile dei rapporti di vassallaggio e di amicizia che lo legavano alla corte dei Visconti, ed in particolare al duca di Milano Gian Galeazzo, nonché a quella degli Estensi.
Nel 1909 il salone di Casa Morigia fu adattato ad abitazione privata e gli affreschi furono ricoperti. Nel 1975 la Soprintendenza li riportò alla luce, promuovendone i lavori di restauro che durarono alcuni anni. In quest’occasione la sola scena del Corteggiamento, che si trovava un tempo sulla parete sud, fu staccata ed è ora conservata presso il Museo del Paesaggio di Pallanza, mentre le altre pareti furono ricoperte da pannelli in legno, tappezzati di tela, per salvaguardare gli affreschi e rendere agibile il salone, trasformato in abitazione privata. Rimane oggi visibile in loco solo il riquadro della parete occidentale, con la scena di caccia (cfr. Zocchi 2001: 119).
Nella scena del Corteggiamento si assiste ad uno scambio dialogico in francese in cui un gentiluomo un po’ attempato, elegante e barbuto si rivolge ad una fanciulla con una carezza e con parole galanti riportate a caratteri gotici in un cartiglio che gli esce quasi direttamente di bocca: «Vous etes bele e gratius», mentre la fanciulla risponde ai suoi complimenti con la frase «Avez merçi de moi» vergata nei medesimi caratteri ma senza l’impiego del cartiglio.
Il Maestro di Casa Morigia sarebbe, secondo Francesca Zocchi 2001, l’esecutore anche della Madonna del Latte che si trova nella chiesa di Santa Maria di Campagna; tra i vari elementi stilistici di affinità rilevati dalla studiosa spiccano in particolare quelli relativi alla figura della Madonna che ha in comune con quella della fanciulla della scena del Corteggiamento le fattezze del volto ed il colore azzurro vitreo. Sarebbe, infatti, possibile che «il pittore, chiamato dalla famiglia Morigia ad affrescare il Palazzo di Pallanza, fosse stato inviato, in questa occasione, anche ad operare nel vicino Santuario», che sorgeva nella pieve di Suna, ovvero in quello stesso territorio che i Morigia avevano ottenuto in vassallaggio dai Visconti (p. 113).
Bibliografia
Barbera Bistoletti, Sandra
1984 La datazione del ms. italien 2017 della Bibliothèque Nationale di Parigi miniato dal Magister Vitae Imperatorum, in AA.VV., Studi di storia dell’arte in onore di Roberto Salvini, a cura di Cristina de Benedictis, Firenze, Sansoni, 1984, pp. 289-292.
Fornara, A.
1991 Pallanza. Palazzo Morigia, «Ad Altiora», dicembre 1991, pp. 74-76.
Limido, Giuliana
1985 Il ciclo dei Vizi e delle Virtù nel Castello di Masnago, «Arte Cristiana», 73, 1985, pp. 385-404: 388.
Negri, Paolo
2015 Frammenti di rinascimento fra il Verbano e l’Ossola, «Oscellana», 45, n. 1-2, 2015 (Gennaio-Giugno), pp. 2-11: 5.
Passoni, Riccardo
1987 La pittura in Piemonte e in Valle d’Aosta nel Quattrocento, in AA.VV., La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di Federico Zeri, Milano, Electa, 1987, 2 voll., I, p. 40.
Pizzigoni, Gianni
1980 Affreschi di carattere “cortese” nell’antico palazzo dei Morigia, «Il Verbano», 15 marzo 1980.
Romano, Giovanni
1979 Novara, in AA.VV., Guida breve al patrimonio artistico delle province piemontesi. Soprintendenza per i beni artistici e storici del Piemonte, Torino, Tipografia Impronta, 1979 («Strumenti per la didattica e la ricerca», 1), pp. 57-74.
Viotto, Paola
1990 Masnago e dintorni. Considerazioni sui rapporti tra gli affreschi del Castello e la pittura profana del ’400 nel territorio di Varese, in Contributi e ricerche per il Castello di Masnago, a cura di Laura Basso, Varese, Lativa, 1990, pp. 39-60.
Zocchi, Francesca
2001 Casa Morigia, Santa Maria di Campagna, in Ead., Hoc opus fecit: affreschi del Quattrocento nel Verbano, Verbania, Museo del Paesaggio, 2001 («I Quaderni, 16»), pp. 109-128.
Crediti
Scheda a cura di Serena Modena.
Ultimo aggiornamento: 5 marzo 2019.