Motto dei Della Chiesa nella “Casa di Davide” a Saluzzo
- Titles
- Motto dei Della Chiesa nella
- Dating
- dal 1491.
- Form of the text
- Francese.
Contenuto
A Saluzzo, al n. 37 di via Valoria Inferiore, sorge la cosiddetta Casa di Davide, un palazzo nobiliare risalente al XV-XVI secolo che è oggi sede di un Istituto di suore carmelitane, ma che in passato costituì la dimora signorile dei Della Chiesa d’Isasca, una delle più importanti famiglie della nobiltà cittadina. L’edificio nobiliare prende il nome di Casa di Davide dal soggetto degli affreschi monocromi dedicati alle storie del re biblico David fatti realizzare da Giorgio Della Chiesa, personaggio di rilievo nel panorama politico saluzzese tra la seconda metà del XV secolo e gli inizi del secolo successivo, al pittore fiammingo Hans Clemer, artista un tempo noto come Maestro d’Elva, che si trovano su due delle pareti che si affacciano sul cortile interno. Giorgio Della Chiesa, consigliere marchionale nel 1464 (anno in cui sposò la figlia di Galeazzo Cavassa, Maria, legandosi così ad un’altra delle famiglie più illustri di Saluzzo) fu poi vicario generale di Ludovico II dal 1478 ed acquistò l’edificio il 26 settembre 1491 abitandovi fino alla morte, avvenuta nel 1515.
Prima di essere acquistata da Giorgio Della Chiesa nel 1491, la Casa di Davide appartenne ai marchesi Saluzzo della Manta, e rappresentò una dimora particolarmente importante per Valerano Saluzzo della Manta soprannominato “il Burdo”, il figlio naturale del marchese Tommaso III di Saluzzo, che alla morte del padre, nel 1416, fu nominato reggente del marchesato e del Castello della Manta fino al raggiungimento della maggiore età del fratellastro Ludovico I. Negli anni della sua reggenza Valerano aveva elaborato una propria impresa personale costituita da un alberello di biancospino cui era associato il motto in tedesco leit. Questa impresa campeggia nella grande raffigurazione araldica sulla cappa del camino della sala baronale del Castello della Manta, favorendo il passaggio fra la scena della Fontana di giovinezza e la serie dei nove Prodi e delle nove Eroine, e nei cassettoni del soffitto e nel finto velario che funge da zoccolo. Il motto leit, che accompagna il biancospino, è stato tradizionalmente letto come imperativo del verbo leiten, «guida», «conduci», per via del ruolo di reggente ricoperto da Valerano, ma Lea Debernardi ha recentemente proposto di considerare la forma leit come derivata dal verbo leiden, nell’accezione di «patire», «sopportare», che associata ai rami spinosi alluderebbe alle difficoltà e ai contrasti che Valerano dovette affrontare negli anni del suo governo del marchesato, in linea peraltro con quanto minuziosamente descritto da Valerio Saluzzo della Manta, l’erudito discendente del casato marchionale, nel trattato intitolato Libro delle formali caccie.
Valerano aveva fatto vergare questo suo motto, abbinandolo a corone di rami di biancospino ed a rametti della medesima pianta, anche nel soffitto cassettonato della Casa di Davide. Quando però i Della Chiesa subentrarono al suo casato marchionale nella proprietà dell’edificio, per rimarcare in qualche modo l’avvenuto passaggio di proprietà dell’abitazione, procedettero ad un’operazione di riadattamento se non altro della scritta in tedesco originaria correggendola nelle duplici forme lecte («con scelta») e leauté («lealtà»).
Bibliografia
Debernardi, Lea
2013 Il ciclo quattrocentesco del Castello della Manta. Considerazioni sull’interpretazione iconografica, nuove acquisizioni, in «Opera, Nomina, Historiae. Giornale di cultura artistica», 8 (2013), pp. 1-102: 45-51.
Gentile, Luisa Clotilde
1996 Gli stemmi della “Casa di Davide” (già Della Chiesa d’Isasca) a Saluzzo, «Atti della Società Italiana di Studi Araldici», 13 (1996), pp. 95-112.
2004 Araldica saluzzese. Il Medioevo, Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 2004, p. 114.
Pianea, Elena
2002 Gli affreschi con le Storie di David di Casa Della Chiesa a Saluzzo, 1500-1507, in Hans Clemer. Il Maestro d’Elva, a cura di Elena Ragusa e Giovanna Galante Garrone, Savigliano, L’Artistica Editrice, 2002, pp. 151-159.
Crediti
Scheda a cura di Serena Modena.
Ultimo aggiornamento: 26 gennaio 2020.